La Basilica di San Martino

 

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Dedicata al santo di Tours, la basilica fu edificata nel 1747, utilizzando gli spazi della precedente chiesa di stile tardo romanico, la cui presenza è già attestata in una pergamena del 1348 conservata nell’Archivio Capitolare della Basilica.

Della chiesa più antica restano, oggi, solo la torre campanaria e parte della sagrestia. Nonostante l’assenza di fonti relative alla struttura architettonica esterna e interna del XIV secolo, gli atti della Santa Visita dell’arcivescovo di Taranto Lelio Brancaccio (1594) permettono d’identificarne le caratteristiche peculiari, analizzate dallo storico Giovanni Liuzzi e messe in luce da scavi archeologici condotti durante i lavori di restauro del 2007.

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L’edificio subì, dunque, numerose trasformazioni nel corso di due secoli e mezzo, dagli inizi del Cinquecento fino a metà Settecento, quando per volontà dell’arciprete Isidoro Chirulli fu demolito l’antico edificio per realizzare, su disegno dell’architetto milanese Giuseppe Mariani, l’attuale tempio di gusto architettonico tardo barocco.

La decisione, dettata dalla necessità di consolidare le parti danneggiate dal terremoto del 20 febbraio 1743, incontrò l’esigenza estetica di conformare l’edificio ai gusti squisitamente settecenteschi.

La consacrazione della Collegiata avvenne il 22 ottobre 1775, circa trent’anni dopo la posa della prima pietra.

L’esterno della Basilica è caratterizzato dalla maestosa facciata, alta 37 metri, che poggia sulla scalinata semicircolare, un appello architettonico a guardare in alto. È impostata su due ordini architettonici, i cui elementi ornamentali, scolpiti nella pietra locale e organizzati in un armonico e dinamico gioco di sporgenze e rientranze, sono enfatizzati dall’elegante gruppo scultoreo centrale raffigurante San Martino che dona il mantello al Povero, di Giuseppe Morgese, capolavoro dell’arte civica martinese.

L’interno della Basilica, vasto e luminoso, è a croce latina. Nell’area presbiteriale, sotto l’arco trionfale progettato da Gennaro Sanmartino, vi è la preziosa ancona marmorea (1773) disegnata da Giuseppe Sanmartino, autore a Napoli del Cristo velato nella Cappella Sansevero, per custodire la scultura del Patrono della città, San Martino di Tours, realizzata in pietra nei primi decenni del XVI secolo da Stefano da Putignano. Il grande complesso marmoreo fu eseguito da Giuseppe Variale, marmoraro napoletano. Di Giuseppe Sanmartino sono anche gli angeli che reggono gli emblemi episcopali del Patrono, il nimbo dello Spirito Santo e le due figure allegoriche femminili, in marmo bianco, della Carità e dell’Abbondanza, “in cornu Evangelii” e “in cornu Epistulae”. Il grande complesso marmoreo fu donato alla Collegiata da Pietro Simeone, nobile martinese, il cui emblema gentilizio è intarsiato negli scudi marmorei al di sotto delle due figure femminili.

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Nel transetto di sinistra spicca il ricco altare marmoreo, fatto erigere dal vescovo di Venafro Francesco Saverio Stabile, teca di pregio per custodire la scultura in legno d’ulivo del Cristo alla Colonna, opera di Vespasiano Genuino, di Gallipoli, dei primi decenni del XVII secolo I due altari del transetto sono dedicati alla Madonna di Costantinopoli e all’Arcangelo San Raffaele.

Nel transetto di destra si possono ammirare l’altare in pietra di Santa Comasia, eretto nel 1764, con la scultura reliquario in legno dorato della Patrona della città, opera di botteghe leccesi del XVII secolo e l’altare di Santa Martina, anch’esso in pietra e stucchi ad opera di artigianato locale, che custodisce la scultura lignea della Santa venerata per scampare dai terremoti.

Databile alla fine del XVIII secolo è il corpo di fabbrica del Cappellone del Santissimo Sacramento, arricchito dagli affreschi dei Quattro Evangelisti (1785) sui pennacchi della cupola e dalla grande pala d’altare, olio su tela, raffigurante L’Ultima cena (1804), entrambi del pittore pugliese Domenico Carella (1721-1813).

Gli ultimi restauri dell’edificio sono stati avviati tra la metà e la fine del XX secolo, interessando sia l’interno che l’esterno del tempio.

Nel 1993, con l’arrivo del nuovo arciprete Monsignor Franco Semeraro, si avvia una nuova fase di interventi conservativi, sotto la guida progettuale dell’architetto Gianfranco Aquaro e dell’ingegner Giovanni Nasti, per riconsegnare il monumento alle nuove generazioni.

Giovanni Paolo II, il 22 aprile 1998, ha insignito la Collegiata di Martina Franca con il titolo di Basilica Minore. Nel 2000 l‘UNESCO l’ha dichiarata Monumento Messaggero di una Cultura di Pace.